
3 libri fotografici per il 2022
3 Gennaio 2022
Ecco il 2022, un altro anno che si è fatto desiderare e che ci ha di nuovo riempito di speranze, dopo un 2020 che ci ha insegnato che tutto può succedere, nel bene e nel male, e un 2021 che ci ha fatto ricordare che i cicli e il cambiamento richiedono tempi più lunghi del previsto. Anche l’anno che comincia sarà fatto di luci e ombre, per questo lo esorcizziamo e lo celebriamo consigliando tre libri fotografici sul tema.
House Hunting, Todd Hido, 2001
“If you want to take a photo, you don’t knock on someone’s door to ask permission”. Questo sostiene Todd Hido, fotografo americano che ha pubblicato nel 2001 uno dei libri più suggestivi della fotografia americana contemporanea. Le case silenziose, immerse nella nebbia che si posa sui quartieri suburbani in cui lo squallore diventa poetico, e la vita traspare dalle luci accese di House Hunting. Si intuisce dietro i vetri, ma scoprirla bussando potrebbe rompere la magia.
“Faccio fotografie alle case di notte perché mi chiedo quali siano le famiglie al loro interno”, mi dice Hido. “Mi chiedo come vivono le persone e l’atto di scattare quella fotografia è una meditazione”. Una ricerca che è una domanda senza una risposta definitiva, un gioco dell’immaginazione che lascia la porta aperta alle ipotesi. In queste foto possiamo scegliere la storia che raccontano dietro le facciate scrostate, la trama è a nostra discrezione.
L’effetto straniante riporta a queste feste di Natale che molti hanno vissuto in solitudine, o al sicuro tra le mura di casa. L’inverno notturno che scorre tra queste pagine promette però un alba o una primavera, che ritroviamo nel prossimo libro.
Illuminance, Rinko Kawauchi, 2011
Pubblicato 10 anni dopo il capolavoro di Todd Hido, Illuminance di Rinko Kawauchi è un libro che parla di luce in tutte le sue forme: luce assorbita, luce riflessa, rifratta, emanata, ritagliata, che abbaglia e accarezza, che svela o circonda, che descrive o determina. Sfogliarlo è una piccola sopresa ogni volta, una vacanza, una serie di emozioni intense in successione, crude e insieme delicate, che riassumono vita, morte e quelli che sembrano ogni tanto miracoli.
”Nelle mie foto non c’è mai un evento, racconto il quotidiano. Per questo sento una sorta di affinità fisiologica con il 6×6: il formato quadrato consente di circoscrivere dei microcosmi che hanno il loro significato compiuto, la loro perfezione interna,” racconta la fotografa giapponese a proposito delle sue immagini quadrate, che parlano spesso anche di forme perfette e imperfette che dialogano con una cornice regolare.
Sfogliando questo libro è bello ricreare nella propria testa sequenze sempre diverse, reinventare una narrazione che potrebbe funzionare in tanti altri modi, mescolando epifanie ordinarie che attraverso il suo sguardo diventano straordinarie.
George, Giorgio Galimberti, 2021
Contrasti violenti, bianchi e neri che fanno a botte nel frame come un ring per guadagnarlo e mettere ko l’avversario, se volessimo usare una metafora sportiva. A pensarci bene, potrebbero richiamare ancor meglio gli scacchi. A voler essere più poetici, Ying e Yang che si intrecciano e alternano in un perfetto equilibrio di forme e sagome che prendono vita lasciando intuire una direzione, un movimento, lo scorrere del tempo.
Le immagini di Giorgio Galimberti esplorano città, spiagge, luoghi che diventano metafisici, in cui gli umani, come formiche, vivono in un mondo parallelo e lo interpretano come le quinte di un teatro attorno alle quali lo scenografo ha sapientemente ritagliato le sagome. Insieme alle poesie di Gianluca Nadalini le fotografie compongono una sinfonia tra le pagine di George, pubblicato a dicembre 2021, in chiusura d’anno.
“Sostengo la collaborazione come i chiodi sostengono quadri o lasciano buchi nel muro, la poesia della normalità è stucco bianco pronto all’uso, è l’altalena che ti dice di spingere con le gambe prima avanti e poi indietro, è facile, la dovrebbe recapitare a casa il postino; sarò stupido ma sempre stupito della poesia popolare, quella che non sa mai cosa succede, quella che di notte dorme con gli incubi e con i sogni ma ride addormentandosi.” (estratto da una poesia di G. Nadalini)
Lo scorso anno eravamo in cerca di Itaca e ci auguravamo di trovarla, forse anche per esorcizzare la paura di non poter affrontare un viaggio reale in un mondo pieno di limiti e di barriere. Citando un passo delle Lezioni Americane di Italo Calvino, “Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.” Verrebbe quindi per il 2022 di augurarsi di avere sempre più esperienze da rimescolare, oltre alle letture e alle immaginazioni che ci hanno salvato. Nel dubbio, quest’anno sarebbe bene augurarci piova; o meglio, che venga a piovere in quel posto che Calvino, ispirandosi a un verso della Commedia di Dante Alighieri (“Poi piovve dentro a l’alta fantasia”) individuava come il luogo dove nasce e si nutre la fantasia. Perché “la fantasia è un posto dove ci piove dentro”.
Buon anno,
Stefania e Alessandra